Qarta Polis

L’ «Encyclica de litteris colendis»

Lettera di Carlo Magno sull’istruzione

Carlo, per Grazia di Dio re dei Franchi e dei Longobardi e patrizio dei Romani, all’abate Baugulfo ed a tutta la congregazione, ed anche ai fedeli a te affidati, che pregano per noi, nell’amabile Nome di Dio onnipotente rivolgiamo un saluto.

Sia dunque noto alla vostra devozione gradita a Dio, che noi, insieme con i nostri fedeli, abbiamo considerato utile che, essendo Cristo propizio, i Vescovi ed i monasteri affidati al nostro governo, oltre all’ordine della vita regolare e alla condotta della santa religione, debbano adoperarsi in modo che venga insegnata anche la meditazione delle lettere a coloro che, donante Dio, possono imparare, secondo la capacità di ciascuno; nel modo in cui come la norma della regola e l’onestà dei costumi, così anche l’applicazione ad insegnare e ad apprendere le lettere ordini ed adorni la concatenazione delle parole, affinché coloro che desiderano piacere a Dio vivendo rettamente, non trascurino di piacergli anche parlando rettamente. Infatti sta scritto: «Dalle parole sarai giustificato e dalle tue parole sarai condannato». Quantunque infatti sia meglio agire bene piuttosto che conoscere, tuttavia il conoscere precede l’agire. Deve, dunque, ciascuno imparare ciò che vuole mettere in pratica così che tanto più fruttuosamente comprenda ciò che deve fare l’anima, quanto la lingua avrà espresso nelle Lodi di Dio onnipotente, senza impedimento di falsità. Infatti, essendo la menzogna da evitare per tutti gli uomini, quanto più secondo le loro possibilità debbono guardarsene coloro che esclusivamente a ciò sono stati ritenuti degni di essere eletti per servire in modo speciale alla verità!

Infatti, poiché essendo state indirizzate a noi, in questi anni da alcuni monasteri, sempre più spesso lettere nelle quali era indicato, che i fratelli lì dimoranti fanno a gara nell’elevare Sante e devote preghiere per noi, abbiamo riconosciuto nella maggior parte di detti medesimi scritti espressioni incolte; perché ciò che una pia devozione interiormente fedelmente dettava, ciò, esteriormente, a causa della negligenza del sapere, la lingua rozza non era in grado di esprimere senza errori. Da ciò è nato il fatto che incominciamo a temere che, come minore era l’abilità nello scrivere, così anche molto minore fosse la capacità di comprendere quanto rettamente vi è nelle Sacre Scritture. Ben sappiamo tutti, che, per quanto pericolosi siano gli errori delle parole, molto più pericolosi sono gli errori di significato. Per la qual cosa esortiamo voi, non solo a non trascurare gli studi delle lettere, ma anche con umilissima e gradita a Dio intenzione ad apprendere facendo a gara, per essere capaci di penetrare più facilmente, i misteri delle Sacre Scritture. Poiché nelle Sacre Pagine si trovano metafore, tropi ed altre, figure simili a queste, nessuno abbia il dubbio, che chi legge comprende tanto rapidamente spiritualmente quanto prima sia stato istruito nell’insegnamento della lettera più pienamente. Per tale opera siano scelti uomini che posseggano sia la volontà che la capacità di imparare che il desiderio di istruire altri. E ciò con quella intenzione sia fatto, che con devozione da noi è stato ordinato.

Desideriamo infatti che voi [siate], come si conviene a soldati della Chiesa, interiormente devoti ed esteriormente dotti e casti, vivendo bene (rettamente) parlando correttamente, affinché chiunque venga per vivere presso di voi, per il nome di Dio e la nobiltà della santa condotta, sia edificato come dal vostro aspetto, così anche dalla vostra sapienza, che percepirà nel leggere e anche nel cantare, e istruito se ne ritornerà, rendendo grazie lieto al Signore onnipotente.

Di questa lettera copia a tutti i vescovi tuoi suffraganee e a tutti i monasteri, non trascurare di inviare se vuoi avere grazia presso di noi.

Karolus, gratia Dei rex Francorum et Langobardorum ac patricius Romanorum, Baugulfo abbati et omni congregationi, tibi etiam commissis fidelibus oratoribus nostris, in omnipotentis Dei nomine amabilem direximus salutem.

Notum igitur sit Deo placitae deuotioni uestrae, quia nos una cum fidelibus nostris considerauimus utile esse, ut episcopia et monasteria nobis Christo propitio ad gubernandum commissa praeter regularis uitae ordinem atque sanctae relegionis conuersationem etiam in litterarum meditationibus eis qui donante Domino discere possunt secundum uniuscuisque capacitatem docendi studium debeant impendere, qualiter, sicut regularis norma honestatem morum, ita quoque docendi et discendi instantia ordinet et ornet seriem uerborum, ut, qui Deo placere appetunt recte uiuendo, ei etiam placere non neglegant recte loquendo. Scriptum est enim: Aut ex uerbis iustificaberis, aut ex uerbis tuis condemnaberis. Quamuis enim melius sit bene facere quam nosse, prius tamen est nosse quam facere. Debet ergo quisque discere quod optat implere, ut tanto uberius quid agere debeat intelligat anima, quanto in omnipotentis Dei laudibus sine mendaciorum offendiculis cucurrerit lingua. Nam, cum omnibus hominibus uitanda sint mendacia, quanto magis illi secundum possibilitatem declinare debent, qui ad hoc solummodo probantur electi, ut seruire specialiter debeant ueritati. Nam, cum nobis in his annis a nonnullis monasteriis saepius scripta dirigentur, in quibus quod pro nobis fratres ibidem commorantes in sacris et piis oratiunibus decertarent significaretur, cognouimus in plerisque praefatis conscriptionibus eorundem et sensus rector et sermones incultos; quia, quod pia deuotio interius fideliter dictabat, hoc exterius propter neglegentiam discendi lingua inerudita exprimere sine reprehensione non ualebat. Unde factum est ut timere inciperemus ne forte, sicut minor erat in scribendo prudentia, ita quoque et multo minor esset quam recte debuisset in sanctarum scripturarum ad intellegendum sapientia. Et bene nouimus omnes quia, quamuis periculosi sint errores uerborum, multo periculosiores sunt errores sensuum. Quamobrem hortamur uos litterarum studia non solum non neglegere, uerum etiam humillima et Deo placita intentione ad hoc certatim discere, ut facilius et rectius diuinarum scripturarum mysteria ualeatis penetrare. Cum autem in sacris paginis scemata, tropi et caetera his similia inserta inueniantur, nulli dubium est quod ea unusquisque legens tanto citius spiritaliter intelligit, quanto prius in litteraturae magisterio plenius instructus fuerit. Tales uero ad hoc opus uiri eligantur, qui et uoluntatem et possibilitatem discendi et desiderium habeat alios instruendi. Et hoc tantum ea intentione agatur, qua deuotione a nobis praecipitur.

Optamus enim uos, sicut decet ecclesiae milites, et interius deuotos et exterius doctos castosque bene uiuendo et scolasticos bene loquendo, ut, quicumque uos propter nomen Domini et sanctae consuersationis nobilitatem ad uiuendum expetierit, sicut de aspectu uestro aedificatur uisus, ita quoque de sapientia uestra, quam in legendo seu cantando perceperit, instructus, omnipotenti Domino gratias agendo gaudens recedat.

Huius itaque epistulae exemplaria ad omnes suffragantes tuosque coepiscopos et per uniuersa monasteria dirigi non neglegas, si gratiam nostram habere uis[1].

 

Carlo, per Grazia di Dio re dei Franchi e dei Longobardi e patrizio dei Romani, a Baugulfo abate ed a tutta la congregazione, ed anche ai fedeli a te affidati, che pregano per noi, nell’amabile Nome di Dio onnipotente rivolgiamo un saluto.

 

Sia dunque noto, alla vostra devozione a Dio gradita, che noi, insieme con i nostri fedeli, abbiamo considerato essere utile che, essendo Cristo propizio, i Vescovi ed i monasteri affidati al nostro governo, oltre all’ordine della vita regolare e alla condotta della santa religione, debbano adoperarsi che anche la meditazione delle lettere, a coloro che, donante Dio, possono imparare venga insegnata, secondo la capacità di ciascuno; nel modo in cui come la norma della regola l’onestà dei costumi, così anche l’applicazione ad insegnare e ad apprendere le lettere ordini ed adorni la concatenazione delle parole, affinché coloro che desiderano piacere a Dio vivendo rettamente, di piacergli non trascurino anche rettamente parlando. Infatti sta scritto: «Dalle parole sarai giustificato e dalle tue parole sarai condannato». Quantunque infatti sia meglio agire bene che conoscere, tuttavia il conoscere precede l’agire. Deve, dunque, ciascuno pertanto imparare ciò che sceglie di mettere in pratica così che tanto più fruttuosamente ciò che deve fare l’anima comprenda, quanto nelle Lodi di Dio onnipotente, senza impedimento di falsità la lingua si sarà mossa. Infatti, essendo per tutti gli uomini da evitare la menzogna, quanto più secondo le loro possibilità debbono guardarsene coloro che a ciò esclusivamente sono stati ritenuti degni di essere eletti, affinché debbano servire in modo speciale alla verità!

Infatti, poiché a noi, in questi anni da alcuni monasteri sempre più spesso essendo state indirizzate lettere nelle quali era indicato, che per noi i fratelli lì dimoranti fanno a gara nell’elevare Sante e devote preghiere, abbiamo riconosciuto nella maggior parte di detti medesimi scritti espressioni incolte; perché ciò che una pia devozione interiormente fedelmente dettava, ciò, esteriormente, a causa della negligenza del sapere, la  lingua rozza non era in grado di esprimere senza errori. Da ciò è nato il fatto che incominciamo a temere che, come minore era nello scrivere l’abilità, così anche molto minore fosse di quanto rettamente avrebbe dovuto essere nelle Sacre Scritture la capacità di intelligere. Ben sappiamo tutti, che, per quanto pericolosi siano gli errori delle parole, molto più pericolosi sono gli errori di senso. Per la qual cosa esortiamo voi, gli studi delle lettere, non solo a non trascurare, ma anche con umilissima e gradita a Dio intenzione ad apprendere facendo a gara, affinché più facilmente, i misteri delle Sacre Scritture siate capaci di penetrare. Poiché nelle Sacre Pagine metafore, tropi ed altre, simili a queste, figure si trovano, per nessuno vi sia dubbio, che ciò che chiunque, leggendo, tanto rapidamente spiritualmente intende, quanto, prima, nell’insegnamento della lettera più pienamente sarà istruito. Per tale opera siano scelti uomini

che sia la volontà che la capacità di imparare che il desiderio posseggano di istruire altri. E ciò con quella intenzione sia fatto, che con devozione da noi è stato ordinato.

 

Desideriamo infatti voi [siate], come si conviene a soldati della Chiesa, interiormente devoti ed esteriormente dotti e casti, vivendo bene (rettamente) parlando correttamente, affinché chiunque a voi, per il nome di Dio e la nobiltà della santa condotta, per vivere  venga, così come dal vostro aspetto appaia edificato, così anche dalla vostra sapienza, che nel leggere e anche nel cantare percepirà, istruito, al Signore onnipotente rendendo grazie lieto se ne ritornerà.

 

Di questa lettera copia a tutti i vescovi tuoi suffraganee e a tutti i monasteri, non

trascurare di inviare se vuoi avere grazia presso di noi.

 

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